Trilogia di Bitterbynde

Ho concluso di recente la lettura di questa saga fantasy, nata dalla penna della scrittrice australiana Cecilia Dart-Thornton.

Come lettura non è stata tra le più facili che mi sia capitata perché, pur non avendo nulla da obiettare per l’originalità della storia e la caratterizzazione dei personaggi, la storia non riusciva a procedere in maniera fluida per le lunghe e, ahimè, noiose descrizioni, molto in stile Tolkien ma ancora più noiose – intendiamoci anche Tolkien si dilungava molto sulle descrizioni di luoghi e persone, ma almeno non descriveva l’intero ciclo di vita di una pianta…

In questo momento sto fissando la pagina vuota perché davvero non so cosa scrivere su questa saga se non che è lenta. Ok proviamo a cominciare…

I personaggi sono caratterizzati bene, con un background abbastanza complesso che li rende interessanti pur rimanendo abbastanza piatti in confronto al vasto scenario fantasy a cui sono normalmente abituata.

Nel libro viene descritta una quantità ingredibile di creature magiche, aspetto che può interessere gli appassionati del folklore ma che a me ha annoiato parecchio.

Sinceramente non mi viene niente altro da dire su questa trilogia, non mi sento di consigliarla perché se ho faticato a leggerla mai e poi mai vorrei che qualcun altro si ritrovi nella mia medesima situazione: quella di una voglia disperata di finire un libro non perché sia bello e interessante, ma perché in questo modo possa finire il supplizio…

Se qualcuna dovesse essere interessata almeno alla trama, e mi riferisco ad un pubblico femminile perché la storia d’amore alla base del tutto è di un melenso colossale, ve le ripropongo qui sotto!

La ragazza della torre

Mentre i Cavalieri della Tempesta atterrano coi loro stalloni alati sulla maestosa Torre di Isse, portando ricchezza e prosperità ai nobili dei Dodici Casati, i servi che lavorano nelle viscere della Torre mitigano la loro fatica quotidiana raccontandosi storie e leggende sugli esseri soprannaturali che popolano le sterminate foreste di Erith, un mondo che nessuno di loro ha mai potuto esplorare. Sembra infatti che laggiù si nascondano innumerevoli creature, animate dall’unico scopo di ingannare e uccidere gli uomini: alcune hanno il potere di cambiare forma – come l’Each Uisge –, altre possiedono una malizia letale – come i druegar, una razza di nani neri dagli occhi di fuoco – e altre ancora sono sottili come giunchi, pallide come la nebbia, delicate come le ninfee… ma determinate ad annegare chiunque risponda al loro richiamo. Ad ascoltare queste storie, nascosta nell’ombra, c’è anche una persona muta, dal volto orrendamente deforme e dal passato misterioso, che i servi superstiziosi evitano e disprezzano. Eppure soltanto lei avrà il coraggio di fuggire dalla schiavitù della Torre e affrontare davvero tutte le creature di cui ha sentito parlare, spinta unicamente dal bruciante desiderio di scoprire se qualcuno può guarirla e svelarle il segreto dei suoi ricordi perduti. Il suo viaggio sarà lungo e difficile, punteggiato da insidie in agguato a ogni svolta della strada e dietro ogni albero, ma di certo la porterà a conoscere l’amicizia e forse addirittura l’amore…

La dama delle isole

Tenuta come schiava nella Torre di Isse, muta e sfigurata, Imhrien è riuscita a fuggire dalla sua prigionia e, dopo un viaggio lungo e difficile, ha ritrovato una voce e un volto, ma il suo passato è rimasto avvolto nel mistero. La speranza di riuscire a spezzare l’incantesimo che le oscura la memoria, unita a quella di ritrovare Thorn, l’uomo che le ha salvato la vita e ha conquistato il suo cuore, la spingono verso la città reale di Caermelor, dove si presenta a corte con il nome di Rohain, la Dama delle Isole Sorrows. Tuttavia, nell’attesa del ritorno dell’Imperatore – impegnato a difendere i confini con le Terre del Nord, dove si stanno radunando orde di esseri demoniaci –, Lady Rohain rimane ben presto invischiata nei giochi di potere di nobili senza scrupoli e nei tranelli di una rivale gelosa. Così, per proteggere se stessa e l’uomo che ama, la Dama delle Isole è costretta a intraprendere un nuovo, pericoloso viaggio alla ricerca della sua vera identità, anche perché è lei l’obiettivo delle forze del male: qualcuno è sulle sue tracce, un essere così malvagio da essere disposto a distruggere un intero mondo pur di trovarla…

La dama di Erith

Una creatura deturpata, senza nome e senza memoria; Imhrien dai capelli d’oro, una fuggitiva alla ricerca del proprio passato; Lady Rohain Tarrenys, nobildonna alla corte imperiale di Caermelor. Tre identità, tre vite diverse, una sola persona: Ashalind na Pendran, l’unica sopravvissuta dell’antica razza talith, figlia di un regno che è ormai divenuto polvere. Il ritrovamento di un braccialetto d’oro le ha restituito la memoria perduta, facendole ricordare un tempo lontano, nella terra di Avlantia, quando la città di Hythe Mellyn fu salvata dall’invasione dei topi grazie a un misterioso Pifferaio, il quale, non pagato per i suoi servigi, si era poi vendicato trascinando tutti i bambini nel fatato mondo di Faêrie… Ora la fanciulla vaga per le terre conosciute di Erith, popolate non soltanto dagli uomini, ma anche da creature immortali, gli eldritch wight; alcune di esse sono benevole verso gli umani, altre sono infide e mettono alla prova quanti incrociano il loro cammino attraverso enigmi, malie, pegni e sortilegi che possono portare alla morte. Sono queste le sfide che Ashalind dovrà affrontare per ricongiungersi con l’amato Thorn e per guarire dal langothe, il fatale rimpianto che coglie tutti i mortali che hanno conosciuto Faêrie. Allo stesso tempo dovrà guardarsi dalla terribile minaccia di Morragan, il Principe Corvo, che da mille anni le dà la caccia perché solo lei, forse, conosce il modo per riaprire il passaggio che conduce al Reame Fatato…

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3 risposte a "Trilogia di Bitterbynde"

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  1. Scrivi: «Se qualcuna dovesse essere interessata almeno alla trama, e mi riferisco ad un pubblico femminile perché la storia d’amore alla base del tutto è di un melenso colossale».
    Come posso non apprezzare questa lucida e onesta obiettività?
    Colgo l’occasione per ringraziarti per il tuo cortese follow e per applaudire alla tua simpatia.

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      1. Ti seguo perfettamente. Amore o altro, non è l’argomento, ma il modo.
        (Quando lavoravo con le parole ma per vendere, nelle multinazionali della Comunicazione, si stabiliva regolarmente what e how… penso sia estensibile quando il what è l’amore…)

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